Torre di Baratti
Nota anche come Torre di Porto Baratti, si trova all’estremità sud-ovest del Golfo omonimo, quasi a contatto col mare, come si vede nella foto in bianco e nero della prima metà del '900. Probabilmente è stata eretta intorno al XV o XVI Sec: gli esperti non ne sono certi ma possono affermare, dai documenti storici, che la Torre compaia per la prima volta in una mappa databile fra 1590 e il 1610.
Si innalza con un basamento a pareti scarpate fino ad un marcapiano posto a circa un terzo dell’altezza totale. La parte alta della Torre non dovrebbe aver subito molte trasformazioni: le pareti esterne sono pressoché prive di finestre, le poche presenti sono di modeste dimensioni. Attualmente i muri maestri e la copertura, ben visibile nella seconda fotografia degli anni '60, si presentano in buono stato di conservazione.
Restaurata sotto Pietro Leopoldo Lorena (1765-90), ha svolto nel tempo anche la funzione di Dogana, almeno a partire dal 1817, con la costruzione di un’altra struttura adiacente. Dalla documentazione risulterebbe nelle vicinanze anche una casa di sanità.
La Torre verrà definitivamente disarmata dopo l’Unità d’Italia, passando poi al demanio civile e divenendo infine proprietà privata.
L’attuale configurazione planimetrica è diversa da quella rilevabile nella mappa del Catasto Generale di Terraferma del 1821, noto anche come Catasto Leopoldino.
Immaginando di guardare la Torre dal mare nel 1821 avremmo visto solo la torre ed un più piccolo edificio in aderenza sul fianco sinistro e a circa venti metri dalla Torre avremmo potuto ammirare una piccola dipendenza distaccata. Al piede avremmo forse notato una scala esterna che da terra conduceva al primo piano, ove era posto l’unico accesso all’interno della Torre che terminava in alto forse come appare attualmente, con una loggia coperta a tetto destinata alla batteria.
Il 13 giugno 1913 è stato istituito un vincolo sulla Torre che è così stata riconosciuta bene architettonico di interesse culturale dichiarato ai sensi della L. 364/1909.
A volte Google può ingannare e portarti altrove: la struttura turistica nota oggi come la Torre di Baratti è invece costituita da un’alta torre a pianta quadrata e un altro edificio ad essa addossato, ma compare nel catasto leopoldino del 1821 e nella toponomastica dell’Istituto Geografico Militare come “La Casaccia” o semplicemente “Casaccia”, e parrebbe quindi impropriamente denominata Torre di Baratti, nome che, nella cartografia disponibile dal XVI secolo in poi, è sempre riferito alla torre presso il porticciolo, oggi adiacente al ristorante Canessa.
“Assalto alla Torre di Baratti!”
Nella tarda mattina del 6 ottobre 1808 il Tenente Frangialli, al comando della Torre di Baratti, avvistò sei bastimenti mercantili genovesi che navigavano a gonfie vele verso la spiaggia, inseguiti da un Bricco inglese armato con 18 cannoni (un veliero maneggevole e di dimensioni contenute). I cinque velieri più veloci riuscirono ad ancorarsi nell’area protetta dal Forte, il sesto, più lento, fu difeso dal fuoco della Torre.
Il comandante del Bricco, determinato ad appropriarsi del ricco convoglio in rada, dopo aver scandagliato il fondo, si portò a tiro di fucile della Torre, ormeggiò e impagliettò dalla parte di ponente e, senza alzare bandiera, scaricò una decina di colpi contro il Forte.
Frangialli aveva solo due soldati di guarnigione, uno dei quali era stato inviato a Piombino per informare il Comandante della Piazza di quanto stesse accadendo, mentre l’altro soldato era alle provviste della Torre.
Il Tenente chiamò subito in soccorso tre marinai genovesi, a cui si unì un giovane contadino del luogo: insieme cercarono di difendere il Forte.
Inalberata bandiera Francese, i primi colpi dalla Torre furono sparati dallo stesso Tenente perché i due cannoni del posto armato erano già carichi. Frangialli colpì il Bricco a poppa ma gli inglesi risposero al fuoco mentre verificavano i danni ed innalzavano la bandiera rossa.
Dopo un lungo attacco, gli inglesi, ritenendo di aver messo in difficoltà la difesa della Torre, calarono 4 scialuppe che vogarono verso la “Caletta di Ponente” ove sbarcarono circa 40 persone che si diressero alla Torre con l’intento di abbattere la porta di fondo, facendola saltare con la polvere, mentre Il Bricco continuava a fare fuoco verso il Forte.
Frangialli, che per eccesso di prudenza aveva riunito una discreta quantità di grosse pietre, iniziò a lanciarle dall’alto sugli aggressori accalcati all’ingresso. Sotto il fuoco della Torre gli assalitori furono costretti a desistere, quindi cercarono di tornare alle scialuppe da cui intanto gli equipaggi si erano allontanati per rifugiarsi nel bosco vicino. Nella ritirata incendiarono un piccolo Leuto (imbarcazione) carico di carbone.
La Torre era stata danneggiata e scoperchiata in più punti, tra le macerie aveva trovato la morte il giovane contadino, gli altri difensori erano stati feriti dalle rovine e dagli schizzi di materiale, mentre la famiglia di Frangialli si era salvata nel rifugio nel fondo della Torre, anch’esso però danneggiato durante l’attacco.
Intanto il Bricco si era spostato a Tramontana e continuava a far fuoco per proteggere le scialuppe che stavano rientrando a bordo. Fu la notte che pose fine alla battaglia; dal Forte erano stati scagliati 44 colpi di cannone e 200 fucilate.
La sera stessa giunsero 150 uomini mandati in soccorso da Piombino e questo fu sufficiente affinché gli inglesi rinunciassero all’assalto il giorno successivo.
La Principessa Elisa Bonaparte Baciocchi, soddisfatta della condotta del Tenente Frangialli, lo ricompensò con un’indennità pecuniaria per le perdite subite, lasciò a Frangialli il profitto della vendita di 120 palle di cannone inglesi (del peso di 42 libbre toscane, circa 14kg) e di un fucile di un soldato inglese ucciso; inoltre ne aumentò la retribuzione e dopo qualche tempo lo promosse capitano del Porto di Piombino. Infine lo propose all’Imperatore per la “decorazione della legion d’onore”.
"Di Torre in Torre": ogni torre ha una storia!
Torre di Baratti: da fortificazione difensiva a "Torre per la pesca"
Dopo il disarmo avvenuto nel 1863 la Torre di Baratti era uno dei pochi edifici esistenti nel Golfo. La famiglia di pescatori liguri Canessa ormai da tempo aveva iniziato a frequentare stagionalmente il Golfo di Baratti per la pesca al tonno, così la Torre, proprio per la sua posizione prossima al mare, rappresentava, insieme agli edifici limitrofi un buon punto di appoggio tanto da poter essere adibita ad abitazione e lavorazione del pesce. Siamo intorno al 1870.
Finestre strette e piccole quelle della Torre che, secondo i racconti tramandati, i Canessa abbuiavano nelle notti di luna nuova affinché la luce della casa non "infastidisse i tonni che entravano nel Golfo da Nord costeggiando San Leonardo per poi passare proprio davanti alla Torre".
Passarono pochi anni ed al 1880 la Torre non era più il centro di riferimento per la Tonnarella: i pescatori adesso avevano una nuova casa, ma questa é un'altra storia.