La seconda invece fotografa le dislocazioni quasi verticali che hanno interessato i “nuovi” rilievi appenninici, subito dopo la loro emersione.
Quando parlo di dislocazione mi riferisco ad un sollevamento e a un abbassamento di due blocchi di strati separati da un piano di scorrimento. Forse chiedo troppo, ma nella seconda panoramica riuscite a vedere il piano di scorrimento e indicare quale è il blocco si è sollevato e quale si è abbassato?
Abbiamo detto abbastanza sull'età e sul modo di formazione delle spiagge fossili e del Macigno ed è arrivato il momento dei dettagli. Il mare aggredisce costantemente la linea di costa e nei rilievi si formano le falesie che, più o meno velocemente, arretrano diventando sempre più alte.
Il moto ondoso talvolta riesce a tagliarle alla loro base fino a formare uno scalino sommerso da pochi centimetri d'acqua.
Un esempio di piattaforma d'erosione si può osservare nella spiaggiaciottolosa sotto Poggio del Molino. Le due lineazioni che intravedete nell'acqua non sono altro che altrettante teste di due strati arenacei “tagliati” dal mare.
L'escursione termica, ma soprattutto la cristallizzazione dei sali marini, assorbiti con l'acqua di mare, provoca l'esfoliazione dell'arenaria producendo forme ovoidali, ma il mare è aggressivo anche chimicamente e in questo caso origina curiose forme dall'aspetto alveolare.
Si tratta di semplici osservazioni che però, correttamente applicate, possono portare a conclusioni inaspettate e come utile esercizio vi invito a spiegare la presenza della spiaggia nella baia di Baratti.
Posso darvi un suggerimento … diffidate di chi vi racconta che le spiagge si formano solo grazie ai fiumi!