Le pinete litoranee: quando l'uomo "aiuta" la natura

 

Affrontare l’argomento della diffusione e storia delle pinete costiere toscane significa, prioritariamente rendere omaggio al grande lavoro di Antonio Gabbrielli, membro dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali di Firenze, “Origine delle pinete litoranee in Toscana”.

Egli individua la più antica citazione di presenze di pinete in Toscana nello Stato della Dogana dei Paschi di Siena (1419), che si trovavano nel tratto di costa tra Pian d’Alma e Orbetello anche se ci sono certezze che già all’epoca romana venissero coltivate abbondantemente.

Nel periodo compreso tra la metà del XVII e quella del XIX secolo, la diffusione delle pinete ha seguito il ritmo delle bonifiche idrauliche delle pianure costiere: una volta terminati i lavori di prosciugamento, i pini venivano seminati lungo le dune litoranee affinché la pineta consolidata divenisse una fascia di protezione dai venti marini per le colture agricole retrostanti.

 

Gabbrielli sostiene che i coniferamenti ottocenteschi riguardarono, oltre alla costa pisana e le vicinanze di Livorno, anche e soprattutto le Maremme di Pisa e Grosseto per impianti disposti in più nuclei separati tra loro, ossia le pinete di Vada e Cecina, Bibbona, Bolgheri, Donoratico, San Vincenzo, Rimigliano, Piombino, Follonica, Scarlino.

In conseguenza dei molti impianti fatti tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 la raccolta e il commercio dei pinoli in toscana fu molto fiorente, raggiungendo notevoli livelli commerciali anche a livello mondiale: le pinete infatti avevano in quel periodo un’età di 40/80 anni, quindi di massima produzione.

 

Dopo il 1950 alle pinete litoranee toscane è stato attribuito principalmente un valore paesaggistico, tentando di conciliare la nuova valorizzazione turistica con la conservazione naturalistica.

Ne è un esempio il Progetto "Tipo di preparazione del terreno per la semina di pineta per la formazione di tombolo nel tratto di litorale che va da Prato Ranieri a Carlappiano", un'iniziativa dell'Ente Maremma nella forma di "Cantiere Scuola", ovvero la realizzazione di opere per motivi sociali, legati alla necessità di creare posti di lavoro. Il Progetto che non Vi possiamo mostrare, ma di cui è acora possibile ammirarne la pineta a distanza di '70 anni.

A partire dal 1960 si iniziano a segnalare i gravi danni subiti dalle pinete litoranee, derivati da cause quali l’erosione delle coste, l’aereosol marino inquinato e l’affiorare di falde freatiche contenenti acqua salata.

Le pinete vanno progressivamente invecchiando e senza piani di selvicoltura, assestamento e soprattutto cicli di avvicendamento al taglio ed alla rinnovazione, il loro destino pare purtroppo segnato con gravi conseguenze per la conservazione del suolo.


 

L'età della pineta di Baratti

Non é facile stabilire in modo preciso l'età di una pineta anche perché é possibile che nel tempo gli alberi siano stati sostituiti e quindi rinnovati: vero é che il commercio tra gli scali del litorale toscano ed il porto di Livorno consuntivava per l'anno 1836 pinoli solo da Castiglione (1.500 sacche) e da Baratti (800 sacche circa 58.000 lt - misura di capacità per gli aridi).
 

Plausibile che la merce che partiva da Baratti potesse venire dalle zone limitrofe come la pineta di Rimigliano.

Ciò che é certo é che godiamo ancora oggi di pinete che sono state pensate e realizzate almeno due secoli fa.

 

Fonti: Giornale Agrario Toscano - 1839

Comitato Cultura e Territorio da Baratti al Cornia