“Strada lungo la marina di Livorno per ogni parte lungo la spiaggia”


Nel Catasto del 1823 è evidenziata una via che per Cala di Forno collega Livorno con Piombino descritta come “Strada lungo la marina di Livorno per ogni parte lungo la spiaggia”

Le origini di questo percorso non sono chiare; le prime tracce probabilmente risalgono al periodo medievale o addirittura erano parte di una delle varianti della strada romana Aurelia.

Il percorso viene consolidato nel secolo XVI da Cosimo I (1537) per fini militari. La nuova viabilità, molto vicina al mare, collega circa 60 edifici tra torri alte 10-15 m, forti, fortini e postazioni armate, un sistema lineare di “difesa lungo costa battuto da cavalleggeri in continua perlustrazione” addetti alla “scorreria”.

Il compito è quello di fornire protezione dagli attacchi vandalici da parte di pirati, impedire l’attracco delle navi che portavano le genti che dalla Liguria, dalla Francia e dalla Spagna, scappavano dalla peste, e infine somministrare un efficiente servizio postale per la messa in sicurezza del trasporto del materiale ferroso da Portoferraio (nell’Isola d’Elba) a Livorno. 

Il percorso “con caratteri di mulattiera, si snodava lungo tutto il litorale roccioso e sabbioso, sia a nord di Livorno lungo il Tombolo, sia a sud fino a Torre Nuova, ove si allacciava alla tratta piombinese”.

A causa delle ragioni militari della strada poche erano le strutture insediative civili che vi si svilupparono. La funzione stessa della strada non contribuiva quindi allo sviluppo dei processi antropizzazione, ma piuttosto tendeva a consolidare lo stato di abbandono che la circondava.

Il tracciato difatti transitava in un territorio depresso e al limite rispetto ai maggiori centri politici (ovvero quella della Maremma pisana o volterrana), costituito per lo più da vasti appezzamenti di pianura, con boschi e paludi.

Con la riforma stradale del Granduca Pietro Leopoldo il tracciato in alcune parti prenderà vita. Avviato il rimodellamento del paesaggio della maremma pisana attraverso le opere di bonifica, le regimentazioni dei corsi d’acqua e le riforme agrarie, il percorso viene investito da un ruolo completamente diverso da quello svolto nel corso dell’era medicea. Se alcune strutture possono essere di aiuto per lo sviluppo commerciale conseguente alle opere di bonifica, come il Forte di Marina di Bibbona o di Marina di Castagneto, altre parti del percorso non hanno più motivo di essere utilizzate soprattutto perché è venuto meno il motivo di pericolo dal mare.

L'intervento dell'uomo e lo scorrere del tempo hanno purtroppo cancellato in gran parte l'antico tracciato della Via dei Cavalleggeri, ma ancora oggi questo percorso unisce idealmente tutta la nostra Costa, con i resti delle sue fortezze, del suo tracciato, delle sue torri strappate al tempo e all’incuria che costituiscono un patrimonio di immenso valore storico e paesaggistico.

E’ il caso del tratto del promontorio di Baratti/Piombino, quello che oggi è identificato con il sentiero escursionistico n.. 302 dalla Torre di Baratti (ristorante Canessa) a nord fino al golfo di Calamoresca, passando per Buca delle Fate, per un totale di circa 10 km.

Considerato forse il più bello dei nostri sentieri, nella prima parte tra la Torre di Baratti e Buca delle Fate, mostra ancora tratti del vecchio muro di contenimento della Via dei Cavalleggeri, oltre a scorci a picco sul mare con un panorama meraviglioso.
 

Purtroppo alcuni tratti a strapiombo sul mare, rischiano di scomparire a causa della forza del mare e del vento mentre il resto del percorso meriterebbe senza dubbio una maggiore cura e valorizzazione da parte delle istituzioni.


Nonostante alcuni tratti un po’ impervi sono infatti tanti gli escursionisti che amano percorre questa vecchia via dove gli unici rumori che li accompagnano sono quelli del bosco e del mare.

 

Comitato Cultura e Territorio da Baratti al Cornia